Il 20 dicembre 2023 contro l’Inter fu il primo giorno del resto della vita rossoblù di Federico Ravaglia. Due anni dopo ancora contro i nerazzurri la definitiva incoronazione dell’ex ragazzo di Castel Maggiore davanti agli occhi di tutta Italia. I rigori, ancora una volta, nel destino. Nel 2023 erano ottavi di Coppa Italia a San Siro, quelli rimasti famosi per Thiago Motta in ginocchio davanti a Ndoye che la vinse ai supplementari, ma a quei minuti extra non ci si sarebbe arrivati se nel secondo tempo Ravaglia non avesse ipnotizzato Lautaro dal dischetto. In quella stagione ne parò un altro, nella vittoria a Napoli per la matematica qualificazione Champions. «Di quei due rigori ogni tanto riguardo i video per riviverne l’emozione», raccontava Ravaglia. Ora ha una nuova cassetta da mettere in videoteca, da Riyad e una lotteria dagli undici metri in cui il Bologna sapeva di avere un biglietto in più. Ravaglia ne para due tra i fischi dalle tribune dei tifosi-figuranti nerazzurri, incluso uno impietosamente inquadrato mentre festeggia l’errore di Bastoni sventolando la sciarpa dell’Inter. Ma di parate decisive Ravaglia ne aveva fatte già tre nel secondo tempo. Magari non sensazionali come con la Lazio, ma semplici proprio no. Secondo le statistiche quella su Luis Henrique vale 0,3 expected goals: semplificando, quel tiro una volta su tre s’insacca. In stagione per Ravaglia nove presenze subendo nove reti ma evitando 3,11 expected goals avversari, il 26%. Tra i portieri di Serie A hanno un dato migliore solo Maignan e Svilar. Entrato a Casteldebole da dodicenne, oggi di anni Ravaglia ne ha 26 e la strada per diventare profeta in patria è stata lunga. L’esordio con Mihajlovic con cinque gol presi dalla Roma, tanti prestiti, la panchina in B alla Reggina, fino alla serata da eroe di San Siro e il via all’alternanza con Skorupski.
E domani la finale.
Fonte Repubblica
