Santoro: "Crisi passata ? Aspetto Roma-Napoli"

 




A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Dario Santoro, collaboratore della redazione Rai News. Di seguito, un estratto dell’intervista. 

Come la visione di Conte è riuscita a essere importante nella gara di ieri sera e quali cambi hanno inciso maggiormente? 

“Probabilmente ad un certo punto l’ingresso di qualcuno e un cambio modulo hanno dato una svolta nel secondo tempo. È chiaro che il Napoli, partendo dall’impostazione base del 3-4-3 vista contro l’Atalanta, sia partito con la stessa idea tattica per non scardinare quanto di buono era stato prodotto, soprattutto dal punto di vista realizzativo, in quel 3-0 alla fine del primo tempo. Era logico ripartire da lì. Dall’altra parte però c’era un avversario rodato con il 4-2-3-1 ed anche il terreno pesante per la pioggia ha aiutato il Qarabağ a resistere il più a lungo possibile nella fase iniziale, che era la più delicata per non prendere gol. Quanto ai cambi, secondo me qualcosa si poteva fare prima, sul 2-0 e non aspettare quasi la fine per sostituire giocatori che avevano già dato tutto, tranne il caso di Højlund: lì il cambio con Lucca è stato quasi obbligato, vista la prestazione molto deludente del danese, che contro l’Atalanta era partito bene ma poi non ha più prodotto nulla. Ieri è stato un fantasma, una prestazione pessima. Però è uscito tra gli applausi del Maradona, chiedendo scusa a tutti: un bel gesto, che lo ha legato al pubblico nonostante la prova molto negativa.” 
Ritiene che la crisi scatenata da Conte con le sue parole post-Bologna sia ormai ufficialmente archiviata? 
“Per dare una risposta esatta aspetterei almeno le gare contro Roma, Juventus e poi quella di metà settimana prossima contro il Cagliari in Coppa Italia. Solo allora si potrà capire, da un punto di vista strategico, quanto il Napoli potrà spendersi nelle coppe e quanto resterà competitivo in campionato. Per me la crisi non è del tutto rientrata: la nottata è passata, il momento più buio iniziale è alle spalle, ma dal punto di vista del gioco, tranne quel primo tempo contro l’Atalanta, c’è ancora qualcosa da registrare. La partita di ieri è stata buona per il risultato, perché la vittoria era obbligatoria dopo le brutte prove in Champions. Prima di dire che la crisi sia finita, aspetterei questo ciclo di cinque partite contro grandi squadre. Detto ciò, credo che la fase di massima rabbia del tecnico si sia esaurita e che tutto ciò che abbiamo sentito nelle due settimane successive al suo mancato rientro a Napoli si sia un po’ placato.” 
Su quali aspetti la squadra dovrà concentrarsi in vista del ciclo di partite che l’attende? Si tratta di un lavoro più tecnico-tattico o umano? 

“È tutto l'insieme. Dal punto di vista tattico il Napoli, dall’inizio della stagione, salvo la gara contro la Fiorentina, non ha mai brillato pienamente. Però anche l’aspetto mentale è decisivo: bisogna continuare a lavorare molto su questo. Poi c’è il tema dell’integrazione dei nuovi acquisti, che devono avere più minutaggio, soprattutto in ottica Champions, campionato e Coppa Italia. È stato riduttivo finora non utilizzare di più Lang e Neres: anche se hanno limiti tecnico-tattici, avrebbero dovuto giocare maggiormente in certe partite, evitando che Politano arrivasse completamente ko fisicamente e smettesse di rendere come a inizio stagione.” 

Neres è un giocatore a fasi alterne, servivano davvero tutti questi infortuni per lanciarlo finalmente nella mischia? 
“Neres è tanta roba, non si doveva arrivare ad avere tanti infortuni prima di schierarlo con costanza. È proprio questo il punto: secondo me andava impiegato prima, anche per evitare ulteriori infortuni che hanno aggravato le condizioni del Napoli dal punto di vista dei risultati. Si sono lanciati in campo giocatori che finora non avevano mai visto il campo e questo è stato un limite dell’inizio stagione. Affidarsi sempre agli stessi, soprattutto in Champions, ha portato a cali fisici e mentali anche dei senatori. È lo stesso motivo per cui l’Inter l’anno scorso è crollata nel finale di stagione: quando giochi partite di altissima intensità servono ricambi. L’Inter ha cambiato tantissimo e infatti è arrivata dove è arrivata. Il Napoli, senza cambi, stava avvicinandosi a un record negativo sia nel gioco che nei risultati.” 

Perché in Italia continua a essere così difficile l’idea di lanciare giovani e si preferisce affidarsi a certezze granitiche? 

“È un problema strutturale. Basta guardare la Serie B: ormai è un campionato pieno di stranieri. In Serie A accade lo stesso, spesso si preferisce uno straniero preso a poco prezzo a un ragazzo italiano del settore giovanile, senza un motivo realmente valido. I risultati si vedono: Serie B piena di stranieri, Serie A piena di stranieri, anche non fortissimi che tolgono spazio ai possibili talenti italiani. Poi c’è una gestione sbagliata dei settori giovanili, che non vengono curati, poche eccezioni a parte. Il Napoli, per esempio, vive un trend estremamente negativo da anni, De Laurentiis parlava di ‘cantera’, ma oggi i risultati del settore giovanile sono disastrosi.”