Le prime parole sono di un ancora scossa Flavio Cobolli. Ebbro di felicità per una partita - la seconda consecutiva - vinta al termine di un braccio di ferro durato tre ore e il cui esito è stato incerto fino all'ultimo punto: "Ho cercato di non usare tanto il telefono perché sapevo che poteva disturbarmi in un giorno così importante. Sento di aver fatto qualcosa di importante ma non da solo, siamo una squadra unita che ha lottato dal primo all'ultimo istante e ha raggiunto qualcosa di incredibile tutti insieme. Ogni minuto che abbiamo trascorso qui insieme e stato significativo per me".
Lontana la generazione del '76 - "Non ero neppure nato" - ma con questo terzo successo consecutivo l'Italia è diventata la prima nazionale dopo l'Australia a cavallo degli anni Duemila a ripetersi per tre anni: "Quella generazione ha fatto la storia del tennis, sono stati giocatori fenomenali però credo che questa cosa che abbiamo e hanno fatto i ragazzi in questi tre anni è stato qualcosa di incredibile per crescere, evolversi, trasformarsi e queste tre vittorie vengono da li".
"Il set point, Filippo che viene verso di me e Matteo che mi abbraccia sono cose non dimenticherò mai e che mi danno la forza di riconciare da capo", ha concluso Cobolli.
Accanto a lui Matteo Berrettini cerca di riordinare le idee su quanto fatto in questi giorni, su un appuntamento - la Davis - in cui riesce a farsi leader e garanzia e che riesce a farlo riconnettere con il suo gioco migliore. Sfumature interessanti, momenti di crescita che lui stesso ha così descritto: "Secondo me come approccio non mi sto chiedendo di ritrovarmi ma di evolvermi, sono molto più maturo rispetto a certe decisioni, alla gestione di difficoltà, poi si può sempre giocare meglio ma credo di avere gestito le partite e di aver giocato a un buon livello. Come ho detto, è uno sport che ha bisogno di continuità, di ritmo e per fortuna in Davis riesco a trovarlo".
A tirare le fila di una giornata indimenticabile è stato infine capitan Volandri, che ci ha tenuto ancora una volta a tornare su un concetto da lui espresso fin dal giorno del suo arrivo a Bologna: "Quando mi avete chiesto se giocavamo per la terza Davis ho risposto che giocavamo per quella del 2025: perché è diversa, perché alcuni l'hanno già vinta, perché c'erano alcuni nuovi ("E Jannik e Lorenzo si sono fatti sentire tutti i giorni") e mi fa piacere aver visto in questi tre ani quanti giocatori siano passati da qui - ha sottolineato ancora il capitano azzurro - Ho la fortuna di dover fare scelte complicate ed è grazie a loro che vengo messo in difficoltà. Questa Davis è diversa perché viene da lontano. Siamo qui ogni anno per lavorare duro e vincere, abbiamo vinto tre partite 2-0 e no pensavamo potesse andare così. Ma è grazie a loro, sono loro che mi motivano ad andare avanti. Adesso ci poniamo nuovi obiettivi, ce la godiamo un po' e poi pensiamo al prossimo anno".
Fonte Supertennis
