Iezzo: "Spalletti ? Bisogna pur parlare di qualcosa..."

 


A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Gennaro Iezzo, allenatore ed ex calciatore del Napoli. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione de IlSognoNelCuore.com.

Tutte queste chiacchiere delle ultime nascono proprio per la capacità del Napoli di vincere il campioanto con cinque giornate d’anticipo?

“Bisogna pur parlare di qualcosa, soprattutto quando il risultato arriva molto presto. Tutte queste chiacchiere di questi giorni si sarebbero moltiplicate anche se si fosse conquistato il tricolore all’ultima giornata. Ciononostante, il Napoli è chiamato a confermarsi in campionato il prossimo anno ed a migliorarsi in Europa e le polemiche di questi giorni non fanno certo bene. È fondamentale fare chiarezza sul futuro del club”

Crede che Spalletti possa essersi intimorito anche delle ambizioni europee recentemente dichiarate dal presidente?

“Non è un discorso di intimorirsi. Vincere la Champions non è come vincere il campionato. Per vincere in Europa bisogna raggiungere i livelli del City, a meno che non si goda di un sorteggio come quello di questa stagione, che ha permesso ai nerazzurri di raggiungere Istanbul contro ogni pronostico. Parlare subito di Europa non credo sia stato opportuno. È un obiettivo che rischia di porre eccessiva pressione sui calciatori, oltre che illudere la piazza. È normale che l’allenatore, soprattutto alla luce delle prospettive di mercato, ritenga più consono discutere della competitività e progettualità del club piuttosto che di aspirazioni forse eccessive. Parlare di una conferma in campionato, probabilmente, sarebbe stato meglio”

Come ha interpretato le parole di Spalletti?

“In certe situazioni il tecnico è davvero indecifrabile, lo conosciamo. Si fa spesso fatica ad interpretare le sue parole. L’allenatore tende a parlare sempre poco con la stampa, concedendosi a frequenti punzecchiate con i giornalisti. L’intento è forse quello di tutelare il gruppo e le sue velleità. Ciò detto, la mia sensazione, tuttavia, è che il mister resti ancora un anno a Napoli, magari a scadenza”

Gollini e Meret da riconfermare?

“Da confermare subito entrambi! Sono due portieri di grande affidabilità ed hanno saputo dimostrarlo sul campo. Sul palco portieri il club è messo benissimo”

Si dice spesso “chi rivoluziona spesso non sa dove andare”: dunque, De Laurentiis non sa davvero dove andare?

“Bisogna essere anche obiettivi. Dopo diciotto anni, il presidente è riuscito a riportare a Napoli lo Scudetto. Avrà un po’ di anni per poter campare di rendita come spesso si dice da noi. Non credo ci sia nemmeno troppa preoccupazione. Con l’addio del direttore sportivo il successore potrà giovare del grande gruppo di scouting che Giuntoli aveva saputo sfruttare nei suoi otto anni. Il vero problema è capire quale possa essere il tecnico capace di continuare il percorso di valorizzazione di questi anni. E’ stato un processo iniziato con Benitez e coronato da Spalletti. Oggi non vedo allenatori capaci di offrire garanzie in tal senso, nonostante i nomi fatti nelle ultime ore siano di assoluta credibilità. Forse, De Zerbi è colui che può dire di avere qualcosa in più. Roberto potrebbe essere un profilo importante per Napoli, anche se andrà valutata la voglia di abbandonare una Premier in cui sta cominciando a dire la sua in modo convincente”

Quali calciatori andranno trattenuti?

“Se il Napoli vorrà confermarsi, e provare a fare qualcosa di importante in Champions, sarà chiamato a confermare più giocatori possibili. Tuttavia, è giunto forse il momento di salutare Zielinski. Il polacco potrebbe dimostrare il suo valore altrove, non essendo riuscito a garantire continuità, negli anni, nell’espressione di un sicuro talento. Inoltre, sarebbe importante per il Napoli poter vantare un giocatore dall’imprevedibilità dimostrata da Kvara anche sulla catena di destra”

Ha mai pensato all’idea di lavorare nel calcio ma dietro una scrivania, magari da dirigente?

“Non ce la farei. A me piace stare sempre a contatto con il terreno di gioco. In passato mi è stato proposto un futuro da dirigente, ma preferisco vivere le responsabilità che soltanto un tecnico può fronteggiare. Sono dinamiche che hanno sempre fatto parte di me”