2021-Brexit: cosa cambia per il calcio inglese ?

 


Il dirigente sportivo Gianluca Nani è intervenuto nel corso della trasmissione Scanner su TMW Radio per chiarire alcuni aspetti legati alle nuove regole del calciomercato inglese causate dalla Brexit, e agli scenari futuri: "Con solo sei stranieri da poter tesserare, secondo me si va sì da una parte ad aumentare la qualità di questi ultimi, ma secondo me si va ad impoverire il calcio, perché così meno giovani talenti non inglesi difficilmente potranno arrivarci. Ormai quasi tutti i calciatori diventeranno extra-comunitari, e lo stesso varrà anche per gli allenatori. I parametri provano ad alzare il livello e promuovere il mercato interno ma è anche vero che questo ti impedisce le possibilità di fare scouting, e farà aumentare molto le valutazioni dei calciatori inglesi, o quantomeno di quelli che sono già in Premier. Vero è anche che queste nuove regolamentazioni possono essere riviste, e penso lo saranno, all'inizio del 2021. Faranno ora una prova e, dopo aver sentito associazioni e club, decideranno come aggiustare il tiro".


C'è qualcosa dietro anche legato alla Nazionale inglese?

"Già di per sé quella della Brexit è una scelta che porta in una determinata direzione. Si entra in una logica differente uscendo dal mercato comune europeo, ma detto questo non penso abbiano il bisogno di creare nuovi talenti perché ne hanno tantissimi e non sono secondi a nessuno. Rientra tutto nella disciplina della Brexit, non ci vedo altri fini se non l'applicazione di quella decisione".


C'è il pericolo che si scateni un meccanismo critico o le cose si sistemeranno nel medio periodo?

"Diciamo che il mercato dell'approvvigionamento è stato un po' ristretto. Sarebbe come dire che da domani nessun extra-comunitario può entrare in Italia: non è questione di promuovere i giocatori italiani, che alla fine giocheranno, ma solo l'aumento del costo del campionato: ecco che per i piccoli club diventa difficile assestarsi e colmare il gap, anche con lo scouting, nei confronti delle big. In Inghilterra potrebbe accadere lo stesso. Ci sono dei paletti rispetto alla libera circolazione dei lavoratori europei, ma ripeto: altro non è che la conseguenza di voler uscire dall'Europa".


L'Italia avrebbe così un vantaggio da cogliere?

"Io provengo dall'esperienza del Brescia, dove noi siamo riusciti a spendere poco e fare una squadra competitiva grazie allo scouting, che ha potuto giocare diversi anni in Serie A contro club più titolati. Io sono per la libera circolazione ma è un'opinione mia, personale: sono convinto che l'italiano impari anche se affiancato da uno straniero forte. Già negli ultimi anni mi sembra che l'Italia stia riprendendo forza da questo punto di vista, penso all'Atalanta che fino a pochi anni fa non era di primissima fascia e che si gioca la Champions alla pari col PSG".


Cosa cambierà alla Serie A?

"Da un certo punto di vista, soprattutto se continuiamo con la crescita manifestata negli ultimi anni, soprattutto su organizzazioni degli eventi e redistribuzione dei diritti tv, potrebbero esserci dei vantaggi. La Serie A diventerebbe appetibile per i campioni, e visto che andare in Inghilterra non sarà più per tutti. Cessando alcuni dei contratti attuali, sarà difficile immettere di nuovi stranieri, e il campionato italiano potrebbe dunque attirarne di nuovi, come succedeva fino a qualche anno fa, prima dell'esplosione della Premier League. Stiamo crescendo, e i buoni risultati della Nazionale aiutano".


Anche sulle liste sembra esserci un bel caos.

"Siamo sempre, per inclinazione, diffidenti al cambiamento. Era stato così anche per la legge Bosman... Alla fine si troverà l'equilibrio giusto. In più non scordiamoci che potranno presto ridiscuterlo. Nessuno è autolesionista, si tratta di applicare la Brexit. E tutto questo non vale solo per chi gioca, ma anche per allenatori e tutti i loro staff tecnici"





Fonte TMW