CRISI DELL’ARTIGIANATO, GLI ORAFI SI UNISCONO PER CONTRASTARLA


Le botteghe artigiane attive in Italia nel 2009 erano poco meno di un milione 466 mila.

All’inizio del presente anno se ne contavano un milione 371 mila cinquecento. 

Quasi 95 mila imprese in meno.

L’indagine è della Cgia di Mestre ed evidenzia un andamento generale penalizzante per il comparto, ma anche una situazione piuttosto articolata. Se in termini assoluti a pagare dazio sono le regioni settentrionali (Lombardia in testa, poi Emilia Romagna e Piemonte), in percentuale è il Centro Sud a rimetterci (a partire dalla Sardegna, che ha perso il 12,2% delle imprese artigianali, per passare al Molise e all’Abruzzo).

Anche per quello che riguarda i settori merceologici, va fatta differenza tra volumi e incidenza relativa. Se ci si limita alla consistenza del saldo negativo, le voragini maggiori si sono aperte alla voce impiantisti. Tra elettricisti, idraulici e manutentori, sono scomparse circa 27.500 unità artigiane. 

Guardando invece alla quota percentuale, la perdita maggiore si è avuta nei settori costruzioni (-17,4%) e trasporti (-13,5%). In ogni caso, la recessione ha colpito pesantemente sia l’artigianato artistico che quello più propriamente produttivo.

Non poteva essere altrimenti. L’artigianato per tradizione ha un mercato prevalentemente domestico. Ed è innanzitutto il mercato interno ad avere pesato sul ristagno e la caduta dell’economia nazionale. Le imprese già presenti oltre confine, o che vi si sonoaffacciate sotto la spinta della crisi, hanno potuto limitare i danni.

E’ anche, se non soprattutto, da questa considerazione che scaturisce l’iniziativa di un gruppo di orafi, innovativo e intraprendente quanto fortemente radicato nei valori tradizionali del prodotto realizzato col metallo aureo.

 Oroitaly è un’associazione di PMI che si propone di contribuire ad ingrandire  un comparto fortemente sottodimensionato rispetto alle sue potenzialità.

 Non a caso l’associazione, guidata da Generoso De Sieno, maestro orafo fornitore della Reale Casa Borbonica, nasce in quel Mezzogiorno, che ben più delle aree forti del paese, presenta volumi e valori di oreficeria esportata lontanissimi da quelli cui potrebbe ragionevolmente aspirare.

Due sono le leve su cui punta il nuovo organismo: aggregarsi e promuovere il brand del prezioso made in Italy; sensibilizzare le istituzioni affinché, con politiche di defiscalizzazione e servizi di supporto, contribuiscano alla svolta auspicata. Centrare l’obiettivo significa rilanciare uno dei pilastri dell’artigianato e creare opportunità di sviluppo e occupazione.

FONTE: Il Denaro