"Jurgen Klopp, the normal one", il libro di Armando Maria Todino

 



Il libro inizia con il passaggio repentino di Klopp da calciatore ad allenatore del Mainz. 

A Klopp, quasi senza preavviso, viene offerto inizialmente il ruolo di calciatore-allenatore, perché il presidente della squadra ha notato le sue doti di leader del gruppo e gli offre l’incarico sapendo che, in caso di fallimento, nessuno potrà rimproverare nulla al modesto Mainz, club cha ha anche una situazione economica non florida. 

Dopo poco Klopp appende le scarpette al chiodo e diventa solo allenatore. La scelta della società si rivelerà giusta, perché Klopp otterrà risultati storici, traguardi che il club non aveva mai raggiunto nella sua storia. 

E’ l’inizio di una favola per squadra, tifosi e città. Il divorzio dopo qualche anno sarà inevitabile e Klopp passerà al Borussia Dortmund, squadra con un budget limitato, neanche lontanamente paragonabile al Bayern, che si affida completamente a lui per rinascere. Sembra un’impresa impossibile, ma Klopp riesce, in tempi relativamente brevi, a mettere su una signora squadra, che vincerà due titoli, due supercoppe ed una coppa di Germania. Klopp diventa un mito, un’icona ed inizia ad essere apprezzato in tutta Europa non solo per le capacità tecniche ed il gioco veloce e spumeggiante della sua squadra, ma per il carisma, la straordinaria capacità di tirar fuori il 100% dai calciatori, di esaltare la tifoseria e l’ambiente. 

Con il suo carattere estroverso e bizzarro diventa presto un fenomeno mediatico, un uomo capace di bucare lo schermo quando viene intervistato. Mai banale, mai scontato, sempre ironico e sorridente, Klopp fa capire che il calcio è la più importante delle cose meno importanti, come confermeranno anche le sue dichiarazioni dopo lo scoppio della pandemia del Covid 19. Dopo una finale persa contri i rivali del Bayern, l’incantesimo di Dortmund inizia a svanire e Klopp sa che è giunto il momento di cambiare. Perde anche la finale di coppa di Germania contro il Wolfsburg e saluta il pubblico giallonero, che gli tributa un fantastico omaggio. 

Resta fermo per qualche mese e nell’ottobre del 2016 approda sulle rive del fiume Mersey come sostituto di Brendan Rodgers, l’uomo che aveva portato il Liverpool ad un passo dal titolo dopo 24 anni di attesa. Qui inizia l’ennesima favola. Klopp dichiara di essere arrivato per risollevare il club e costruire qualcosa di importante, vuole trasformare i tifosi da doubters a believers, da dubbiosi a credenti. Il popolo Red sente che c’è qualcosa di speciale in lui, che però si definisce “the normal one” ed inizia a creare un rapporto empatico con lui, come dimostrano le tante sciarpe che lo ritraggono fin dai primissimi mesi del suo arrivo. Klopp comprende subito lo straordinario legame che c’è tra la città, la tifoseria e la squadra.

 Il Liverpool non è una semplice squadra per cui si tifa, ma è un senso di appartenenza, come testimonia you’ll never walk alone, definito da Steven Gerrard “un patto tra la gente”. Klopp dichiara che la celebre scritta “This is Anfield” potrà essere toccata solo quando la squadra alzerà un trofeo, non prima. Ciò testimonia la sua profonda comprensione dell’ambiente Liverpool. Dopo aver raggiunto due finali già al primo anno, Klopp vive un paio di stagioni difficili, che culminano con la beffa di Kiev, ma quello sarà l’inizio della riscossa. Il 2019 è da sogno, il 2020 sembra andare nella stessa direzione con un’annata strepitosa ed un titolo praticamente vinto a fine dicembre. Sarà solo il virus ad interrompere la favola, ma la matematica certezza arriverà in estate. Il libro ripercorre questa cavalcata da record in cui i Reds hanno vinto 27 partite delle prime 29. Riportando il titolo ad Anfield Klopp è ufficialmente entrato nella leggenda, accostandosi a mostri sacri come Paisley e Shankly, uomo di cui sembra il più diretto erede ed a cui è stato molte volte accostato. Il suo contratto è ancora lungo e tutti i tifosi Reds attendono altri successi, perché “in Klopp we trust”.