Raiola: "Donnarumma voleva rinnovare ma c'è un ambiente ostile"

Raiola, in conferenza stampa, ha detto la sua sul caso che si è creato fra Donnarumma e il Milan. Di seguito, le parole dell'agente pubblicate da Il Corriere dello Sport.

AMBIENTE OSTILE - "Si era creato un ambiente troppo ostile e in questa situazione non può uscire mai un buon risultato. Siamo stati costretti a prendere delle decisioni che non volevamo prendere. Un ambiente così contrario e ostile non potevamo accettarlo. Non abbiamo mai parlato di soldi, non c'è stata concessa né la serenità, né il tempo per pensare a ciò che era meglio per Gigio. La clausola rescissoria? Non eravamo ancora arrivati a quel punto, della clausola si parla quando si è già al 95% della trattativa".

GIGIO VOLEVA RINNOVARE - "Gigio era disposto a rinnovare e nella sua testa non aveva alcun dubbio. Ci hanno forzato a rompere la trattativa. La colpa è dell'ambiente che hanno creato intorno a Gigio. La storia degli stiscioni contro Gigio? Una società seria lo avrebbe difeso, lui invece questo appoggio non lo ha sentito. Loro lo hanno minacciato di non giocare. Io mi prendo il 100% della responsabilità del mancato rinnovo di Gigio. Non ho alcun problema con Fassone. Io e Mirabelli però non andiamo d'accordo, siamo su due binari diversi. Non abbiamo mai parlato con nessun'altra squadra, assolutamente! Questo è quasi mobbing! Quando una società verrà a chiedermi notizie per Gigio, io lo riferirò alla società e poi sarà lei a decidere. Il Milan mi ha detto che non avrà speranze di giocarsi il posto da titolare il prossimo anno con la maglia rossonera. Sono contento solo che ci siamo tolti questo dente perché questa storia era arrivata ad un punto di non ritorno. Come sta il ragazzo? E' triste. ovviamente".

E' STATO MINACCIATO - "Una situazione troppo ostile e violenta che si era creata e da cui non si poteva più uscire. Lui è stato minacciato, la famiglia è stata minacciata: minacce di non giocare, di morte, striscioni mai tolti dalla società e un atteggiamento passivo nei suoi confronti. Non è mai stata una questione economica, se due parti vogliono trovare una soluzione la soluzione si trova. Visto che loro erano in giro con il budget di un top player e il top player ce l'hanno in casa, io sicuramente avrei trovato un modo per soddisfare le parti, ma non siamo mai entrati in quei discorsi".

AVEVO PROMESSO AL MILAN CHE NON SAREMMO ANDATI VIA A 0 - "Secondo me sì è stata sbagliata. Sono stati troppo esuberanti, i toni sono stati sbagliati e i rapporti non sono stati giusti. Se volevo conoscere il progetto del Milan in modo più graduale? Sì, ma comunque avevo già garantito alla società che non saremmo partiti a parametro zero, l'ho sempre detto e pensavo fosse sufficiente almeno per mettere tranquilla la parte patrimoniale della cosa, ma non è stato capito. Non era una questione di rubarsi il giocatore, ma forse ho sbagliato io, non sono stato molto convincente, non lo so. E' stato gestito tutto male secondo me".

NON E' QUESTIONE DI SOLDI - "Quelle c'erano già da quando aveva 16 anni e anche quando ne aveva 14, quindi se voleva andar via sarebbe andato via quando non era il titolare del Milan. Ripeto, non è questo, noi non abbiamo nessun accordo con nessuna società, nessuna società ci spinge a fare certe cose. Il problema non è economico, è una questione di forma: non potevamo più accettare certe minacce, certe tensioni, lo stress psicologico, la passività della società nei confronti di Gigio"

RISCHIO MOBBING - "Se starà fermo un anno? E' un rischio importante. Se sarà giudicato per le sue qualità di sicuro non perderà l'anno, se invece ci sono altre situazioni che costringono l'allenatore a prendere certe decisioni allora forse lo perderà. Per me è mobbing se minacci un giocatore di stare un anno in tribuna. Un nuovo portiere per il Milan? Hanno il diritto di cercarne anche altri sette di portieri, non è mica un nostro problema".

Fonte: Il Corriere dello Sport