Il Milucci pensiero: Babbo Natale Mertens incanta il San Paolo


Avevamo evitato di commentare Cagliari-Napoli perchè ci era sembrato un esercizio pleonastico tanto palese era stata la differenza dei valori in campo e non sapevamo se questo fosse dipeso dalla forza degli azzurri o dagli oggettivi limiti degli isolani.  

Ma Napoli-Torino è proseguita nello stesso solco della trasferta sarda e nel segno di Dries Mertens. 

Per il folletto belga iniziamo, ormai, a pensare di dover tirare fuori dal cassetto la definizione di fuoriclasse. 

I 4 gol segnati al Torino sono una pagina indimenticabile per i tifosi azzurri ed entrano di diritto nella storia del calcio italiano.

Infatti, i suoi primi tre gol, segnati in appena nove minuti, sono una delle 5 triplette più veloci della storia del calcio italiano. 

Inoltre, in Italia era da 22 anni, dal campionato 94/95, che un calciatore non segnava almeno tre gol in due partite di seguito. 

Ma alla tripletta, il belga ha aggiunto anche un quarto gol, e che gol. Una delle reti più belle mai viste al San Paolo, una prodezza che ha costretto molti commentatori a scomodare addirittura il grande Maradona. 

Ormai è chiaro a tutti che Sarri è riuscito a trasformare Mertens in un centravanti vero. Anzi, di più, in un autentico fuoriclasse. 

Nelle ultime partite, infatti, Dries è sembrato un giocatore inarrestabile, baciato dalla Grazia del Dio del calcio. 

Ma Napoli-Torino non è stata solo Mertens. È stata soprattutto un grande Napoli, bellissimo, spettacolare, a tratti irresistibile. 

Non inganni il risultato di 5-3, perché la partita non è mai stata in discussione. Il Napoli l'ha fatta sua nei primi 23 fantastici minuti e l'ha gestita con classe per tutto il primo tempo, perfetto, da mostrare in tutte le scuole calcio. 

Visto il grande divario in campo, era difficile mantenere la concentrazione per tutta la partita. Infatti, nel secondo tempo gli azzurri si sono concessi svariate distrazioni che sono costate i tre gol del Toro. 

Ma il Napoli non è mai andato in sofferenza, anzi ha giocato con i granata come il gatto col topo, riportandosi a distanza di sicurezza ogni volta che gli avversari si avvicinavano nel punteggio. 

I partenopei hanno dato l'impressione di essere, in questo momento, la squadra più forte del campionato, anche più della capolista Juventus. 

E la cosa non deve affatto sorprendere. Già lo scorso anno gli azzurri avevano dimostrato di avere un impianto di gioco nettamente superiore a quello di tutte le altre squadre italiane. 

Per vincere il titolo erano mancati, forse, l'esperienza nelle sfide decisive, qualche ricambio all'altezza dei titolari e quel peso politico che la società non ha mai cercato di acquisire. 

Quest'anno, invece, il Napoli ha pagato per un mese e mezzo la contemporanea assenza di Milik e Albiol, che ha scombussolato la squadra nella fase iniziale della stagione, in un momento di crescita fondamentale. 

In particolare, l'infortunio di Milik aveva fatto cadere in un profondo scoramento un gruppo di ragazzi già scossi dall'addio del loro leader Higuain. 

Così come oggi, invece, l'esplosione di Mertens sta galvanizzando la squadra che sente, di nuovo, di avere davanti un terminale efficacissimo per finalizzare il suo incredibile volume di gioco. 

Perché il gioco, a questo Napoli, non è mai mancato. Sono mancati solo i gol in alcune partite casalinghe contro avversarie particolarmente abbottonate. 

C'è poco da fare, nel modulo di Sarri la prima punta è il ruolo più importante, perché deve essere, al tempo stesso, regista offensivo e finalizzatore. 

Per questo Higuain era fondamentale e per questo Mertens lo sta diventando, forse anche più dello stesso Milik che sembra essere, invece, soltanto un finalizzatore. 

Il futuro, a quanto sussurra radiomercato, regalerà a Sarri anche Pavoletti. Il genoano, con la sua fisicità, si potrà rivelare prezioso per quelle partite chiuse che il Napoli fatica a sbloccare.

Ma togliere il posto da titolare a questo Mertens sarà operazione estremamente complicata per il nuovo attaccante. Di questo possiamo essere ormai certi. 


Antonio Milucci per Sportmagazinenews 

Riproduzione riservata.