Il Milucci pensiero. Azzurri sconfitti a Bergamo: quando la gioventù diventa un limite...



Per capire Atalanta-Napoli, 1-0 per i bergamaschi e prova estremamente incolore degli azzurri, bisogna risalire a sabato 20 agosto 2016, vigilia di Pescara-Napoli prima partita di campionato e prima conferenza stampa stagionale di Maurizio Sarri. 

Il tecnico toscano rilasciò la seguente dichiarazione:
"Arrivano giocatori giovani ma con grande talento, viene voglia di allenarli. Il percorso però, ovviamente, prevede delle bastonate: per crescere bisogna commettere errori".

Nacquero subito grandi polemiche, molte delle quali montate ad arte. "Sarri si lamenta sempre". "Sarri mette le mani avanti". "Sarri ora ha due squadre". Questo si disse e si scrisse. 

Come se per vincere un campionato occorressero due squadre e non 14/15 giocatori tutti affidabili e una buona dose di esperienza, carisma, personalità. Doti queste difficilmente reperibili in giovani di 22/23 anni alla prima esperienza in una squadra che punta a vincere. 

Dopo la gara di Champions League col Benfica, i ragazzi del Napoli hanno vissuto tre giorni su una nuvola, subissati di complimenti provenienti da ogni parte d'Europa. 

Paragoni col Barcellona di Messi, con il Manchester City di Guardiola, con il Milan di Arrigo Sacchi. Qualcuno è arrivato addirittura a scomodare la Grande Olanda di Rinus Michels. 

Complimenti meritati, per carità. Ma per reggerli ci vogliono spalle forti e piedi ben piantati per terra. A Bergamo il Napoli non li aveva. 

Certo, Gasperini è stato bravissimo ad imbrigliare il gioco di Sarri, l'Atalanta ha segnato in maniera fortuita e fortunosa. Tutto vero. Ma se a Bergamo ci fosse stato il Napoli di mercoledì col Benfica, non ci sarebbe stata partita. 

A questo, dobbiamo con rammarico aggiungere che a Bergamo ha perso la bussola anche Sarri. 

Incomprensibili sono sembrate, infatti, le scelte fatte dal tecnico toscano nel secondo tempo quando ha letteralmente stravolto il suo Napoli con cambi tattici che hanno tolto agli azzurri le sicurezze di un gioco ormai consolidato, per provare l'avventura delle due punte alla ricerca anche lui dell'episodio fortunato. 

Invece, entrati Mertens per Callejon (invece di un fumoso Insigne) e Gabbiadini per Jorginho, il Napoli ha smesso di giocare e non ha praticamente più tirato in porta, rischiando anzi di subire la beffa per mano dell'ex Grassi. 

Ancora oggi, quando commenta una partita, il Maestro Sacchi spiega che quando una squadra ha un gioco ben organizzato, gli stravolgimenti tattici sono deleteri. 

Se quel gioco funzionava tre giorni prima, non può essere diventato sbagliato all'improvviso. Il problema è solo mentale, è su quello che bisogna intervenire. Altrimenti, i giocatori perdono certezze e la squadra sì disunisce. 

Comunque, nulla è perduto caro Sarri. L'ha detto lei stesso che per crescere bisogna passare attraverso qualche batosta. 

Riuscire a gestirle con tranquillità, in maniera matura, può essere la chiave dei successi futuri. 

Antonio Milucci per Sportmagazinenews