Il "Milucci pensiero": la crescita societaria è indispensabile per mantenere la competitività sul campo.


Molti tifosi del Napoli sostengono l'operato del presidente Aurelio De Laurentiis, sottolineando che il suo patrimonio personale non sia tale da consentire alla sua società di lottare per traguardi più ambiziosi. 

In realtà, nel calcio, il patrimonio del presidente dovrebbe essere relativamente importante, perché il FairPlay finanziario dovrebbe vietare ai presidenti di intervenire con propri capitali nei bilanci delle società, anche se negli ultimi anni molte importanti proprietà di squadre europee hanno aggirato questo divieto con manovre strane e finte sponsorizzazioni. 

Il Presidente di una società di calcio dovrebbe essere soprattutto un bravo amministratore. Con questo termine non si intende solo l'abilità di tenere i conti in ordine senza rischiare nulla ma, soprattutto, la capacità di avere una visione d'insieme e di guardare oltre, di creare strutture quando non ci sono, di sviluppare il Brand ecc ecc. 

Il presidente del Napoli, finora, è stato un buon amministratore dal punto di vista economico (12 utili di bilancio in 13 anni) e dei risultati sportivi (otto qualificazioni europee consecutive), grazie a scelte quasi sempre azzeccate degli allenatori, ma è stato meno efficace da altri punti di vista. 

Non ha creato i presupposti per costruire o ammodernare le strutture di proprietà della società (il Napoli praticamente non ha sede, campi di allenamento, stadio), non ha investito nel vivaio (la famosa scugnizzeria resta al momento solo un sogno), ha delegato la comunicazione alla sola radio ufficiale (non si sente più parlare del famoso Napoli Channel), non ha dotato la società di un organigramma adeguato (esistono solo un direttore sportivo che non ha potere di firma ne di rilasciare dichiarazioni e un amministratore delegato che è lo stesso della Filmauro), ha sviluppato molto poco il brand societario e tutto il settore marketing in generale, come dimostra il fatto che il Napoli non riesca a trovare sponsor a più di 100 km dalla città. Lete, Garofalo, Kimbo, Msc, Tufano ecc sono tutte realtà campane, pur essendo autentiche eccellenze della nostra regione. 

Persino per lo sponsor tecnico, ha sempre preferito aziende di respiro quasi esclusivamente nazionale, perché poteva controllare meglio i punti vendita, anche a costo di vendere quasi esclusivamente a Napoli e provincia. 

Poi c'è la famosa storia dei diritti d'immagine sempre pretesi dai calciatori e mai sfruttati: nell'ultimo bilancio conosciuto per tale voce risultano 250.000 euro di entrate, praticamente niente, certo molto meno di quanto speso per acquisirli. 

E non bisogna dimenticare il nodo dei contratti da oltre 120 pagine, che spesso mettono in fuga i calciatori al momento di concluderne l'acquisizione, facendo sfumare all'ultimo momento affari già ritenuti conclusi. 

Tutte queste considerazioni le facciamo non certo con un fine distruttivo, ma per dimostrare che i margini di miglioramento nella gestione della SSC Napoli sono enormi e che solo sfruttandoli appieno si potrà realmente competere per i vertici del calcio italiano negli anni a venire. 

Antonio Milucci per Sportmagazinenews 
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