Il "Milucci" pensiero: "Cruyff, il cigno bianco che non morirà mai"


Di Amsterdam si dice che sia un fazzoletto di terra strappato al mare.

"Se sei nato li e vuoi giocare a calcio per strada, il pallone devi imparare a tenerlo vicino ai piedi, i passaggi devono essere sempre corti, altrimenti il pallone finisce nei canali e non lo recuperi più".

Questi semplici concetti hanno caratterizzato il calcio di Johan Crujiff per tutta la sua vita.

È stato uno dei sei uomini capaci di vincere la Coppa dei Campioni sia da giocatore che da allenatore,  uno dei tre giocatori a vincere più Palloni d'Oro Europei, ben tre.

È stato, probabilmente, il più grande calciatore espresso dal vecchio continente.

Era nato il 25 aprile 1947 ad Amsterdam, dove la sua famiglia possedeva un negozio di frutta nel quartiere di Betondorp.

Dopo la morte del padre, a dodici anni, sua madre fu assunta come donna delle pulizie allo stadio dell'Ajax.

Qui, riuscì ad avvicinare l'allenatore delle giovanili dei Lancieri e a convincerlo a fare un provino al più piccolo dei suoi figli, Johan.

Vic Buckingam non si lasciò scappare quel ragazzino esile e con i piedi piatti. Organizzò per lui uno speciale programma di allenamento, facendolo correre con dei sacchi di zavorra addosso, per irrobustirlo.

A 14 anni, Johan vince il primo campionato giovanile. Quel numero se lo porterà dietro per tutta la vita. A sedici firma il suo primo contratto con l'Ajax, a diciassette esordisce in prima squadra. Un predestinato.

L'anno dopo, ad Amsterdam arriva Rinus Michels e nasce il totaalvoetbal, il calcio totale, la più grande rivoluzione mai avvenuta in questo sport.

Si comincia a parlare di spazio e tempo, di movimenti sincronizzati a tutto il resto della squadra.

Non esiste più il regista fisso, regista diventa il giocatore che in quel momento ha il pallone.

Tutti devono attaccare e tutti devono difendere.
Non si ragiona più individualmente, ma di squadra.

Applicando questi concetti, l'Ajax vince sei campionati, tre Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Uefa.

Crujiff è il profeta di quell'Ajax, vince due Palloni d'Oro e diventa il più forte calciatore al mondo.

Santiago Bernabeu decide che giocherà nel Real Madrid e si accorda con l'Ajax per acquistarlo.

Ma Johan la pensa diversamente: tre anni prima aveva promesso al presidente del Barcellona Montal che, se mai si fosse mosso da Amsterdam, sarebbe stato per andare al Barca. E la spunta lui.

Dopo un lungo tira e molla, debutta in maglia blaugrana il 28 ottobre 1973. Il campionato era già iniziato da due mesi e il Barca era penultimo in classifica.

Inizia una serie di 26 partite senza sconfitte: dopo 14 anni il Barca è di nuovo campione di Spagna.

È l'anno dei mondiali e in Germania il mondo si innamora per sempre dell'arancia meccanica.

Crujiff guida gli orange fino alla finale contro i padroni di casa.
Dopo due minuti dal fischio d'inizio, riceve palla a centrocampo ed inizia la sua danza.
Salta i tedeschi come fossero birilli, entra in area e viene steso.
Rigore per l'Olanda e 0-1.

Ma vincere sarebbe banale, poco rivoluzionario. Gli olandesi viaggiano con le mogli al seguito, vogliono cambiare tutte le regole del mondo del calcio.
Quella finale quasi la snobbano.

I tedeschi randellano sodo e rovesciano la partita. Nasce l'utopia olandese, alla quale lo stesso Michels porrà fine 14 anni dopo, guidando alla vittoria dell'Europeo '88 l'erede di Johan, Marco Van Basten.

Crujiff rinuncerà poi ai mondiali del '78 in Argentina, per protesta contro la sanguinaria dittatura militare vigente in quel paese, lasciando per sempre la nazionale.

La sua carriera di calciatore dura fino al 1984, quando con la maglia del Feyenoord, rivale storica dell'Ajax, vince il nono campionato olandese e si ritira.

L'anno dopo, comincia a fare l'allenatore, ovviamente nell'Ajax, e ricomincia a vincere.

Nell'1988 torna al Barcellona ed ottiene risultati fino a quel momento mai raggiunti dai blaugrana: vince 4 volte consecutivamente la Liga spagnola e conquista la prima Coppa dei Campioni della storia del Barca, entrando nella leggenda anche come tecnico.

Nel '96 è già stanco di fare l'allenatore e si ritira. Tornerà nel calcio a vario titolo, ma resterà sempre un personaggio contro, a suo modo originale.

Il 22 ottobre 2015, con grande tranquillità, annuncia di avere un tumore ai polmoni.
Cinque mesi dopo, si spegne nella serenità della sua casa di Barcellona.

Ma il ricordo del cigno bianco non morirà mai.




Antonio Milucci 


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