Oggi intervistiamo Marco Campassi,
figlio di Emilio, colui che inventò una canzone che ogni tifoso del Napoli ha cantato almeno una volta nella sua vita, "l'Inno di Maradona" che aveva come ritornello il famosissimo 'Maradona è
megl e Pelè'
- Caro Marco, ci racconti un pò chi era tuo padre... "Mio padre Emilio, che purtroppo è mancato troppo presto (1993) era un mito, musicista di professione, un vero artista, genio e sregolatezza, e anche lui , tifosissimo come e peggio di me, ho preso da lui sia la passione per la musica (mi diletto anch’io a suonare, dal 1990) che quella per il Napoli. Tralasciando la sua carriera personale pure ricca di soddisfazioni (un discreto successo negli anni ’60, poi diverse canzoni di successo scritte per cantanti come Gagliardi, Bongusto con un Sanremo, D’Angelo e tanti altri) la sua fama "calcistica" scoppiò nel 1984, grazie alla grande intuizione dell’Inno a Maradona (con il Tango sul retro della cassetta) composta registrata e pure stampata già prima dell’annuncio ufficiale di Diego a Napoli (fu un parto lungo e travagliato, per chi se lo ricorda). Ma all’epoca c’era un tale Erry, che con le sue cassette mixed by Erry dominava il mercato dei falsi, e nonostante mio padre avesse giocato d’anticipo, il giorno dopo l’uscita dell’originale i falsi erano già ovunque, a prezzo uguale (5000lire) ma con distribuzione ben più capillare. Fu così che Erry si fece i milioni, a mio padre (e Bruno Lanza, l’altro autore) le briciole. Al netto delle cassette (che comunque furono vendute in numero discreto, ma solo una minima parte rispetto alle false, se consideriamo che a Napoli ce l’aveva praticamente chiunque, quella canzone) di diritti d’autore il primo anno mio padre incassò 11.500 lire!
Poi
l’altra storia, “La favola più bella”, un’altra occasione
persa, ancora più grande. Il progetto nasce dopo il primo scudetto,
una canzone cantata dai giocatori per i tifosi. Molti giocatori,
Diego in primis, aderiscono con entusiasmo, il Napoli si avvia a
vincere subito il secondo scudetto, addirittura viene la BBC a
intervistare mio padre , con l’intento di fare un film documentario
su di lui, le sue canzoni, e ovviamente sul tifo a Napoli, insomma
sembrava che tutto andasse per il meglio.
Sappiamo
poi cosa accadde,il Napoli perse lo scudetto a favore del Milan, ci
fu l’epurazione (e nel video c’erano anche Giordano, Bagni,
Ferrario, insieme agli altri) e quindi il progetto perse
completamente la sua potenzialità. Uscirà lo stesso, e il Napoli
poi vincerà Uefa e scudetto, in 2 anni, ma ormai il treno era
passato. Certamente anche questo progetto resterà ed è ancora, dopo
più di 25 anni, nella mente e ricordi di tanti tifosi, ma di sicuro
mio padre non è stato fortunato con questi due progetti, anche se la
fama ancora oggi lo accompagna,e indirettamente accompagna noi, e
questo può fare solo piacere
- Raccontaci uno dei tanti aneddoti avvenuti in quegli anni che vedeva Diego protagonista
"Ne avrei tanti, ho
visto scene di fanatismo che mi divertivano non poco, avendo 14-15
anni all’epoca e vivendole “al di qua” del muro, da
privilegiato. I pellegrinaggi che si facevano per battere i luoghi ,
i cancelli, le strade, le case dove Diego era stato il giorno prima,
la gente che non poteva credere che Diego fosse in quel determinato
ristorante , che mi avesse toccato o dato la mano, la folla che si
creava in pochi minuti, non appena si spargeva la voce.
Io personalmente
ricordo la faccia shoccata di un casellante della tangenziale, mentre
faceva passare con un gesto automatico della mano tutta la carovana
di macchine che seguiva Diego, lui era stato mandato avanti
appositamente, e in cambio di un autografo su un pezzetto di carta,
chiese e ottenne di far passare le 6-7 auto che erano dietro di lui
(ovviamente parte del gruppo, ci stavamo spostando per andare a
Pozzuoli a un ristorante)
- Quello era il Napoli che ha vinto più di tutti, oggi siamo di fronte ad una squadra azzurra che sta esprimendo uno dei migliori calci d’italia, che ne pensi di Sarri e del suo modo di fare calcio?
Io sono un Sarriano della prima ora,
dopo aver visto l’Empoli lo scorso anno…….un allenatore scelto
solo per meriti tecnici e non per appeal, curriculum, marketing o
quant’altro. Una scelta coraggiosa, ma secondo me era il momento
giusto per farla. Fortunatamente sta pagando bene, al momento
giochiamo il miglior calcio della A, e ad essere onesti in vita mai
non ho mai visto un Napoli così SQUADRA come quello attuale. Quello
di Diego era un Napoli di ottimi solisti con il Dio del calcio a
comandare il tutto, questa è una squadra vera, anche qui abbiamo un
solista che spicca sugli altri, ma comunque è innanzitutto una
squadra. Se tutto procederà per il meglio, ci toglieremo grandi
soddisfazioni quest’anno
- Chi è Marco Campassi e cosa fa oggi nella vita?
Mi reputo un
giramondo partenopeo , conosco 5 lingue compreso il napoletano, amo
viaggiare e ho vissuto 12 anni all’estero tra Lettonia (Riga) e
Mosca, ma per me Napoli è sempre casa, anche quando vivevo fuori ,
minimo tre mesi a Napoli dovevo farli, e fortunatamente ne avevo la
possibilità. Ora da un annetto sono tornato in pianta stabile, e
grazie alla mia buona conoscenza del russo lavoro come export manager
per un’azienda locale di ingranaggeria. Non il lavoro dei miei
sogni, ma di questi tempi è oro colato.
E poi, cosa
essenziale, suono il basso dal 1990 e ho un gruppo da allora, gli
Entropy.
Facciamo un heavy
metal a volte tostissimo a volte melodico, abbiamo inciso 3 dischi e
ne stiamo registrando un quarto . Non ci abbiamo mai guadagnato, anzi
abbiamo sempre e solo investito in questo progetto, perché il nostro
genere in Italia è decisamente di nicchia, ma la passione è sempre
stata tanta e ancora oggi ci sostiene. Di soddisfazioni ce ne siamo
tolte, alla fine va bene così
Non escludo
comunque di cambiare vita e lavoro ancora una volta, cambiare città
preferirei di no, ma comunque vada sarò sempre un giramondo basato a
Napoli, questo è poco ma sicuro
- Possiamo aspettarci un nuovo inno targato Campassi in caso di ritorno alla vittoria?
"No, non credo , non ci abbiamo mai pensato col gruppo, anche perchè
purtroppo ho un cantante juventino, un batterista simpatizzante
partenopeo ma nulla più, un nuovo chitarrista che semplicemente non
si interessa di calcio. Un inno heavy metal in effetti potrebbe
essere un'idea originale, a pensarci bene, ma insomma non è proprio
articolo nostro, in tutta onestà
Cederemo l'onore e l'onere ad altri, sperando che esca fuori qualcosa
di bello e soprattutto di coinvolgente per lo stadio"
Luca Gulotta